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Vedi tutteChe cos'è la pelle rigenerata? È davvero un'alternativa sostenibile?
Premettendo che l'espressione corretta per indicare la comunemente detta "pelle" rigenerata/ricostituita o mista "è rigenerato di fibre di cuoio" (come da art. 2, comma 1, lett.d) del D.Lgs. n. 68/2020) questo tipo di materiale è un prodotto artificiale, quasi sintetico, creato principalmente per emulare l'aspetto della vera pelle.
È composto da una miscela di ritagli di pelle conciata, ridotti in fibre e combinati con agenti leganti come il lattice, il poliuretano o altri aggreganti sintetici. Questo composto viene applicato su un supporto (di solito un foglio in tessuto o fibra sintetica) e lavorato fino a ottenere una superficie liscia e uniforme. Dipendendo dal prodotto finale che si vuole ottenere, può variare in termini di spessore e resistenza per rispondere meglio alle esigenze d'uso. Successivamente viene sottoposto a diverse fasi di finitura come la calandratura, smerigliatura, verniciatura e goffratura. L'obiettivo di questo processo di finitura è quello di ottenere un effetto il più simile possibile alla pelle naturale, nonostante le caratteristiche fisiche e la qualità complessiva del prodotto siano notevolmente diverse.
In quali settori si usa la "pelle" rigenerata?
La "pelle" rigenerata viene utilizzata sempre di più nel settore della moda, dell'arredamento e nel settore automobilistico, in quanto alternativa più accessibile rispetto alla pelle naturale.
Quali sono i pro e i contro della "pelle" rigenerata rispetto alla pelle naturale?
Dal punto di vista estetico la "pelle" rigenerata ricalca molto bene l'aspetto della vera pelle e si presenta come un'alternativa uniforme, priva di difetti e segni naturali. Un'altra limitazione di cui tener conto è che si tratta di un materiale poco traspirabile: la pelle vera permette, seppure in minima parte, il passaggio di aria e umidità; quella rigenerata, per i materiali diversi di cui è in gran parte composta, è praticamente impermeabile e non traspirante. Il principale motivo per cui viene scelta è che questa alternativa ha un prezzo notevolmente più basso della vera pelle e dal punto di vista industriale inoltre viene prodotta in rotoli, anche di grandi dimensioni, rispondendo meglio a criteri di tangibilità.
Sul piano della sostenibilità, la "pelle" rigenerata può essere paragonata alla vera pelle?
La vera pelle, seppur derivante dagli animali, è considerata un esempio di economia circolare. In questo senso si nobilita un sottoprodotto della catena alimentare, evitando che le pelli animali diventino dei semplici rifiuti da smaltire. La "pelle" rigenerata invece parte dal riciclo di scarti di pelle e in un certo senso riduce gli sprechi; tuttavia, non è possibile considerarla una scelta ugualmente sostenibile. Durante il processo produttivo, infatti, vengono impiegati prodotti plastici e sintetici, il cui risultato finale è tutt'altro che amico dell'ambiente. Inoltre, la "pelle" rigenerata ha la tendenza a sfaldarsi e screpolarsi più facilmente rendendo quasi inutile la riparazione e quindi il suo riuso.
Nonostante a primo impatto possa sembrare una scelta sostenibile, l'impatto ambientale sembra risultare più elevato di quello della pelle naturale. A ciò si aggiunge il fatto che, mentre per la vera pelle esistono diverse tecnologie in rapido sviluppo per il recupero a fine vita, non è così per la pelle "rigenerata". Per esempio, dalla pelle naturale è possibile recuperare la componente proteica per il reimpiego nel settore agronomico, estrarre componenti chimiche da riutilizzare nel processo produttivo della vera pelle, o produrre ulteriori materiali rigenerati. Questi processi possono rendere la vera pelle una risorsa più sostenibile nel lungo termine.