Conoscere per scegliere
Vedi tutteChiamare “pelle” anche ciò che non lo è o riconoscere il valore di questa definizione?
Pelle e aspettativa di vita: un collegamento inatteso. Oggi ci spingiamo un po’ più in là, in una riflessione ad ampio raggio, che parte dalle origini e si interroga sui perché.
Ci siamo spesso dedicati a discussioni sulla pelle e sul ruolo della conceria all’interno di una filiera circolare, in cui si inserisce come una realtà capace di rendere uno scarto, le pelli grezze, la materia prima preziosa per realizzare tanti manufatti, spesso estremamente preziosi.
Capita spesso, nel turbine di discussioni che si generano intorno a questi argomenti, che sostenitori e detrattori propongano visioni contrarie, più o meno verificate. Qualche volta create appositamente per sostenere la propria posizione.
No, non è immediato pensare che una bellissima borsa, o un paio di scarpe raffinate in pelle vera, possano essere realizzate a partire da uno scarto; non è immediato, ma decisamente importante, capire quanta distanza ci sia tra ciò che ci viene raccontato e la realtà.
Pensate un attimo al nome “Ecopelle”, si tratta di qualcosa che vuole sostituirsi alla pelle, vantando una produzione più eco-compatibile. Ed invece, il più delle volte, non raggiunge nemmeno livelli paragonabili alla vera pelle.
Non si allevano gli animali per la pelle
Affermazione sentita tante volte, è una domanda fatta spesso dai detrattori: si allevano i bovini per la pelle? No. Le pelli bovine non sono prodotte da allevamenti dedicati. Seguono una storia completamente diversa, una storia fatta di alimentari, di stile di vita, di proteine complesse.
L’industria conciaria sfrutta un’opportunità, parte da qualcosa che non avrebbe futuro, e la ricolloca in uno scenario produttivo.
C’è connessione tra pelle e qualità della vita?
Si produce pelle, ma non per la conceria.
Come dicevamo, qui vogliamo partire qualche passo indietro: abbiamo fatto una riflessione sulle origini, sulle motivazioni, aprendo lo sguardo sul mondo. Perché l’uomo alleva gli animali?
I numeri ci dicono potrebbero essere sempre di più, indipendentemente dalla concia. Più allevamento, maggiore produzione, più rifiuti da gestire. Cosa farne? Use it, or lose it.
Lo sapevi che?
Gli studi attuali (vedi Worldofmeters) ci raccontano di un mondo in cui la popolazione continua a crescere. Il progresso permette oggi di vivere meglio e più a lungo: siamo sempre di più e contemporaneamente cresce l’aspettativa di vita.
Chi nasce oggi ha davanti a sé 73 anni, che diventano 80 nei paesi più evoluti. Nel 2050 la terra sarà abitata da oltre 9 miliardi di persone, il 30% circa in più rispetto al 2000.
Lo sapevi che?
Il modo più semplice e più usato nella storia per assicurare proteine complesse di alta qualità è sfruttare il cibo di origine animale.
In un mondo che evolve, in cui sempre più persone migliorano il proprio stile di vita e quindi la propria dieta, si pensa che il consumo di cibo di origine animale continuerà ad aumentare, permettendo a sua volta aspettative di vita migliori.
Lo sapevi che?
La domanda di carne continua a crescere, ogni 10 anni la richiesta aumenta ci circa 10 milioni di tonnellate.
Nel 2020 si stima (fonte: OECD) un consumo pro capite di 35 kg all’anno di carne, di cui 6,5 bovini. In alcuni paesi, nella zona OECD, si sale a 70 kg, 14,7 bovini. I paesi in via di sviluppo spesso inseriscono nella dieta questi cibi nel loro percorso di evoluzione e miglioramento delle condizioni di vita
Lo sapevi che?
Non c’è solo la carne, anche latte e latticini, prodotti dagli allevamenti, sono sempre più richiesti e sfruttati dall’industria alimentare come ingrediente fondamentale per tantissime ricette. Qualche dato? 100 Milioni di tonnellate in più ogni 10 anni, con una crescita che fino ad oggi è stata stabile e regolare. (Fonte OECD Stats)
Lo sapevi che?
Quando l’industria alimentare ha processato le materie prime di cui ha bisogno, e quindi noi, l’uomo, ci siamo assicurati il cibo, cosa resta? Restano gli scarti, i rifiuti da gestire.
Nel nostro caso, si parla di circa 1.700.000 – 1.900.000 km2 di pelli grezze. Per capire, si tratta di una superficie pari ad Italia, Germania, Francia e Spagna messe insieme
Cosa farne? Discarica o inceneritore. Oppure partire da qui, considerarle materia prima e trasformarle in pelli per borse, scarpe, arredamenti e tutti gli altri manufatti che usiamo e desideriamo quotidianamente.
C’è una connessione tra pelle e qualità della vita? La conceria valorizza uno scarto, una parte di 6,5 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Use it, or lose it.
Quanto è importante la trasformazione del sottoprodotto dell’industria della pelle?
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